Cosa serve?
Cosa serve per fare questo ad un Cedro?
Serve un proprietario incapace di cogliere il valore del suo albero, al punto da farlo seviziare, danneggiandolo irreparabilmente, forse inseguendo i fantasmi delle sue paure o vagheggiando di gronde immacolate.
Serve uno spaccalegna dotato di motosega, pronto a sacrificare qualunque rigurgito di professionalità in nome di qualche Euro, convinto che l’albero non sia altro che un pezzo di legno.
Serve un’amministrazione comunale connivente o, forse, solo profondamente ignorante, comunque pavida e decisa a giustificare una tale brutalità in nome di una mal interpretata libertà di intervento.
Serve l’indifferenza delle decine e decine di cittadini che, quotidianamente, passano di fronte a questo scempio e non colgono l’implicita offesa arrecata alla collettività di cui fanno parte.
Tra questa potatura ed i maltrattamenti arrecati ad un animale, i rifiuti abbandonati per strada, gli atti di vandalismo o le prevaricazioni verso i deboli non c’è nessuna differenza.
Perché quando parliamo di danni arrecati agli alberi non parliamo di tecnica e non parliamo nemmeno di estetica: parliamo di etica.
Gli alberi sono esseri viventi sensibili e complessi.
Sono accolti nelle nostre città in nome degli innumerevoli vantaggi estetici, ecologici, ambientali e sociali che ce ne derivano. Per secoli gli alberi ci hanno nutrito con i loro frutti ci hanno scaldato e protetto con il loro legno, hanno alimentato i nostri sogni e le nostre leggende. Forse l’abbiamo dimenticato …
Abbiamo il dovere morale, prima che professionale, di riconoscere la loro natura vivente, la loro alterità rispetto al nostro essere animale, il loro diritto all ’autodeterminazione della forma e, in nome di tutto ciò, garantire loro una esistenza dignitosa.
Oggi disponiamo di tutti gli strumenti conoscitivi, normativi ed operativi per fare in modo che ciò non accada più.
Quello che ancora manca è una coscienza comune, la condivisione di un sentimento di imbarazzo e sgomento di fronte a potature come queste. Dobbiamo imparare ad indignarci.
Solo l’educazione può colmare questa voragine. Bisogna cominciare a parlare di alberi; bisogna parlarne ovunque, ma soprattutto nelle scuole, il luogo in cui si formano le future generazioni.