L’ autoriduzione della chioma
L’autoriduzione della chioma è una sindrome assai complessa le cui cause, al di là della sintomatologia esteriore (che pur può manifestarsi con tempi ed articolazioni architettoniche tra loro assai diverse) possono essere di natura energetica, ormonale o meccanica. Cause che, tra l’altro, insorgono separatamente o tra loro variamente associate.
In termini generali, tuttavia, si tende a distinguere tra due forme principali di autoriduzione. La prima, che potremmo definire “fisiologica” o di origine “endogena”, è legata ad una riconfigurazione dell’albero in chiave senile, mentre la seconda, che potremmo definire “patologica” o di origine “esogena”, rappresenta una risposta adattativa (più o meno efficace) ad azioni di disturbo di varia natura.
Entrambe le forme di autoriduzione possono comunque essere considerate reversibili o, almeno, preludio di un nuovo equilibrio (sempre energetico, ormonale e meccanico) dell’esemplare con il suo contesto di inserimento.
Se, da un lato, l’attenzione a quelli che chiamiamo “alberi monumentali”, spesso vetusti e tribolati, ci ha parzialmente abituato a convivere con la possibile remissione dell’autoriduzione “fisiologica”, dall’altro lato è invece assai meno comune imbattersi nel recupero da una autoriduzione “patologica”. Questo perché, almeno in contesti antropizzati, esemplari arborei che menifestino questa seconda variante della sindrome autoriduttiva, vengono spesso abbattuti per ragioni di “decoro” o di pubblica incolumità.
Il caso riassunto dalla figura allegata presenta proprio un esempio di remissione da una condizione di autoriduzione “patologica”. La Quercia è stata interessata da importanti opere di urbanizzazione circa dieci anni prima della foto più vecchia. In seguito a tali disturbi, l’albero, peraltro primitivamente assestato su una condizione morfofisiologica relativamente poco progredita (passaggio tra lo Stadio 6 e 7), aveva cominciato a deperire rapidamente, tanto che le sue condizioni nel 2003 apparivano disperate.
La proprietà (pubblica) dell’albero, tuttavia, era comunque restia all’abbattimento, riconoscendo alla Quercia un indubbio valore paesaggistico, compositivo ed identitario.
A questo punto, l’albero è stato sottoposto a valutazione di stabilità con modalità a trazione controllata, risultando di fatto privo di specifiche problematicità in termini di ancoraggio, ed a semplice potatura di rimonda del secco. Negli anni successivi, forse consapevole delle attenzioni che gli erano dedicate, l’esemplare ha poi cominciato a reagire fisiologicamente, con emissione di abbondante vegetazione avventizia arretrata.
Quest’anno sarà ripetuta la prova a trazione e, se gli esiti saranno favorevoli, i futuri ricontrolli saranno condotti solo visivamente. Dal 2017 o, più probabilmente, dal 2018, si potrà infine impostare un programma di accompagnamento cesorio pluriennale (prevedo circa tre interventi ad anni alterni in potatura “verde”) per seguire la Quercia nella ricostruzione della sua chioma (comune proprietario permettendo …).
A volte bisogna crederci e rispettare i tempi degli alberi …
Dott. Agr. Giovanni Morelli